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Tossici semi di girasole

16 ottobre 2010

La nuova, gigantesca installazione della Tate Modern di Londra è stata temporaneamente chiusa al pubblico per motivi di sicurezza. L’artista cinese Ai Weiwei — quello che aveva realizzato lo schizzo iniziale dello stadio delle Olimpiadi di Pechino — aveva fatto ricoprire il pavimento della Turbine Hall con un tappeto argentato composto da cento milioni di semi di girasole in porcellana, ma la polvere sollevata dai visitatori a furia di camminarci sopra — che sembrerebbe essere tossica se inalata a lungo – ha spinto il museo a chiudere l’accesso alla mostra finché non sarà realizzata una passerella.

L’installazione fa parte della serie di mostre insolite e spesso interattive che di solito vengono allestite in quell’area del museo. I semi sono piccolissimi pezzi di porcellana, ognuno dipinto a mano da 1.600 artigiani di una città del sud della Cina, Jingdezhen: per completare l’opera sono serviti due anni. Il Guardian si è fatto raccontare da Ai da cosa è nato il progetto:

«In passato, l’unica attività commerciale di Jingdezhen era legata alla produzione di porcellana. Il talento in quest’arte è stato tramandato di generazione in generazione per oltre mille anni e ha contribuito alla produzione di alcuni dei maggiori capolavori dell’arte imperiale. In tempi moderni invece la produzione di porcellana è andata incontro a un progressivo processo di commercializzazione», ha spiegato.

Ogni pezzetto di ceramica è stato modellato e dipinto a mano da artigiani locali, nella maggior parte dei casi donne che lavoravano da casa.

«Ho cercato di spiegare agli artigiani che cosa volevo, ma all’inizio facevano molta fatica a capirlo perché sono abituati a realizzare cose molto più pratiche e a dipingere motivi floreali classici grazie alle loro abilità tecniche molto sviluppate». Tutti gli artigiani sono stati pagati con un regolare stipendio: «Tutti lo sapevano a Jingdezhen, perfino i tassisti ne parlavano, mi stanno già chiedendo quando inizieremo a lavorare di nuovo: mi dovrò inventare un altro progetto».

(Fonte: il Post)

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