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Ritratto maldoniano di un esule inconscio (versione alternativa)

20 novembre 2011

Crash -Cronenberg-

(leggi la prima versione)

La visione notturna  della vecchia carponi lo scosse a tal punto da fargli perdere il sonno per notti intere, l’appetito va da sé si fece una nauseante abitudine nervosa.

Accese la radio non riuscendo però a sintonizzarsi su nessuna emittente. La macchina sbandava ad ogni curva, la neve stava attaccando e la pazienza si fece una sottile lamina di alluminio, ad ogni scossone sfregava tra il cervelletto e l’ippocampo creando un follia elettrica causa poi della sua emicrania. Si accese una Marlboro ingerì una aspirina ritrovata nella tasca anteriore dei Jeans, sputò sporcizia imbevuta di saliva e vecchio tabacco e si concesse una pausa dalla vita. Il tergicristallo  era un’onda bianca sul parabrezza, l’aria calda che usciva dal bocchettone più che riscaldarlo gli conficcava nella gola aghi di bruciatura elettrica condensata.

Perlamadonna che serata incredibile- pensò tra se Mario T. mentre con una mano teneva il volante oramai quasi fuori controllo e con l’altra cercava di rimettere l’accendino nel taschino della giacca grigia. Mario T. aveva comprato all’inizio dell’estate quella Renault 4 celeste ad un prezzo veramente irrisorio. L’occasione l’aveva colta contrattando il prezzo con un tossico di San Giovanni, uno che aveva garantito al giovane la validità dei documenti ma non della revisione, scoprì suo malgrado più avanti Mario.

No vabbè te la do ma insomma è di mia madre quindi…

Senti io non voglio rubare niente a nessuno, sono comunista anche io, cioè di sinistra, sai oramai dire… lascia perdere insomma se per te va bene ho qua i soldi,  poi per il passaggio..

E’ che mia madre cioè alla fine la macchina non l’usa più, è  bloccata a letto però..

Fa niente dai, a me ste storie non è che…

No no dai ok

Che merda era stato, pensò Mario T, la storia della madre non è che fosse vera, ne era sicuro però dai, trattarlo a quel modo solo per sentirsi più intellettuale dentro la sua Renault 4 celestina, con le sue polacchine e la giacca grigia … di colpo dal cofano uno sbuffo sospetto. Si fermò sul ciglio della strada e scese. Si strinse le braccia intorno al corpo con la sigaretta di traverso, la neve che gli bagnava le lenti degli occhiali da vista, desolazione ovunque.

La neve si adagiava silenziosa sull’asfalto e negli aghi dei pini, il buio della notte le faceva da contrappunto.

Neanche fossi  a Twin Peaks-  pensò – e adesso? Che faccio, aspetto che si raffreddi il radiatore? Come se sapessi che il problema è il radiatore…

D’un tratto mentre Mario stava rimuginando sui problemi tecnici che intercorrono tra la trasmissione di una autovettura e la coibentazione del sistema frenante qualcosa si mosse nella zona morta della sua visuale. Strizzò gli occhi e vide qualcuno muoversi nel primo sottobosco oltre il ciglio della strada. Si avvicinò sputando la sigaretta oramai intrisa d’acqua. Come si fece prossimo ad una palo segnaletico vide una signora anziana in vestaglia carponi che si trascinava tra un albero e l’altro. Aveva i gomiti escoriati ed il tessuto della maglia da notte strappato. Sopra di lei a cavalcarla un uomo anoressico sui trent’anni, completamente nudo e dallo sguardo allucinato. La teneva per i capelli bianchi, le ossa delle sue anche gli sfondavano i glutei, la colonna vertebrale era un parassita sotto la pelle. Il pene raggrinzito appoggiato sulla schiena di lei. Entrambi erano sporchi di fango come se fossero caduti e si fossero rialzati più volte. Mario indietreggiò in preda al panico, scivolò sull’asfalto bagnato, batté la spalla imprecando in modo vergognoso e si rialzò di scatto. La vecchia lo vide e girò la testa nella sua direzione, l’uomo alzò la vestaglia di lei e le mise una mano a sfiorarle l’ano.

“Ho visto il mondo per te – disse la vecchia con i capelli bianchi e bagnati che le coprivano il viso, una massa informe di vermi che le strisciavano tra le rughe – ma la papessa è dal verso sbagliato e i generi sono invertiti “, l’uomo iniziò a masturbarla.

Mario ammutolì. Per un attimo pensò che sarebbe morto là, che l’avrebbero potuto anche mangiare vivo, era terrorizzato soprattutto da quello scheletro d’uomo che toccava la donna anziana.

Aprì lo sportello dell’auto girò la chiave nel cruscotto e la Renault si accese. Partì senza neanche richiudere la portiera, non riusciva a respirare  sentiva che stava per vomitare ma non si fermò. Più volte rischiò di uscire di strada, più volte vide il suo corpo sfracellato fra le lamiere. Le luci dei lampioni fluivano come apparizioni in quella strada desolata, il freddo lo stava assiderando.

Come riuscì a tornare a casa non seppe mai spiegarselo, sentì una forza a spingerlo, a guidarlo. Era in uno stato catatonico, rimase cinque minuti a fissare la toppa della porta dell’appartamento, poi aprì. Trovò Lola ad aspettarlo.

(continua)

11 commenti

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